Canone di Pachelbel

9,50

Canone tratto di Pachelbel

Demo: pdf midi

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Descrizione

Johann Pachelbel nacque e morì a Norimberga (fu battezzato il 1° settembre 1653, sepolto il 9 marzo 1706). Dal 1673 al 1677 fu allievo di J. K. Kerll e aiuto organista nel Duomo di S. Stefano, a Vienna. Fu poi organista a Eisenach, Erfurt, quindi “Hof-Musicus und Organist” alla corte della duchessa Magdalena Sybilla del Württemberg e infine organista in S. Sebaldo nella natia Norimberga. Il demo presenta alcune delle variazioni canoniche, le più semplici, complete in tutte le parti. Ne risulta una versione facilitata, perfettamente eseguibile.

Il celebre Canone è tratto dal Canon à 3 Violini con suo Basso e Gigue. Sopra un basso ostinato che si ripete 29 volte si susseguono 26 variazioni che si sovrappongono in successione nelle tre voci canoniche, qui affidate al flauto soprano 1°, al flauto contralto e al flauto tenore. Il basso ostinato con il suo arpeggio è assegnato alla chitarra e alla tastiera.
Le tre voci “canoniche” devono affrontare, in talune variazioni, delle difficoltà notevoli. Nell’esempio vediamo delle note molto acute per il flauto soprano 1°. Lo stesso passaggio si trova otto battute più avanti nella parte del flauto tenore. È consigliabile che questi passaggi siano eseguiti da solisti, per questioni di equilibrio fonico. In altre parole, le note dal la sopra il rigo in su saranno eseguite da un solo flauto, il resto della sezione rientrerà subito dopo.
Ecco un altro passaggio difficile per il soprano e per il tenore. Alla difficoltà delle note acute si somma quella del ritmo più incalzante.
Le note acute del contralto risultano più facilmente eseguibili, per la diversa configurazione melodica. Anche qui è consigliabile eseguirle con un solo flauto contralto, sempre per questioni di equilibrio fonico.

Le due proposte ritmiche, triangolo e legnetti, ad libitum come al solito, vanno eseguite con grande delicatezza. (Top)

La conclusione del Canone vede il progressivo diradarsi degli strumenti, mentre le variazioni finali sono a mano a mano più tranquille, nella loro componente ritmica, finché l’ultima si svolge in un ritmo di semiminime. Al flauto tenore spetta l’esposizione conclusiva di questa variazione, ma le due battute finali sono affidate al flauto contralto per una maggiore dolcezza di suono.
Considerando 1) la notevole durata del brano, 2) le difficoltà di taluni passaggi per le tre voci che realizzano il canone e 3) la sua perfetta modularità, si possono prevedere esecuzioni parziali, liberamente escludendo alcune delle variazioni (confidando nella clemenza di Pachelbel, il quale non vorrà negarcela, dato il carattere didattico di queste esigenze).
A titolo di esempio, la partitura demo, liberamente scaricabile cliccando “pdf” nell’indice, riporta le variazioni iniziali e quelle finali.

 

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